Friedrich Wilhelm Joseph Schelling
(Leonberg, Württemberg 1775 - Bad Ragaz, Svizzera 1854)
Filosofo
tedesco, uno dei maggiori rappresentanti dell'idealismo tedesco. Schelling si
formò allo Stift (collegio teologico) di
Tubinga, dove fu in rapporto con Georg
Wilhelm Friedrich Hegel e Friedrich Hölderlin. Laureatosi nel 1792 con una tesi
di argomento mitologico, Schelling si confrontò poi con le filosofie di
Immanuel Kant e di Johann Gottlieb Fichte, interessandosi contemporaneamente al
dibattito sul panteismo di Baruch Spinoza e alla filosofia naturale del
Rinascimento.
Nel
1802 Schelling fondò con Hegel il "Giornale critico di filosofia" e
nel 1804 pubblicò Filosofia e religione; con l'ascesa sulla scena
culturale dell'astro di Hegel, Schelling si ritirò dall'insegnamento. Del 1809
sono le Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana. Nel 1827
riprese l'insegnamento, a Monaco di Baviera, e dal 1841 a Berlino. Alle sue
lezioni assisterono alcuni fra i maggiori pensatori dell'età successiva:
Kierkegaard, Feuerbach, Engels, Bakunin. La
filosofia della natura Il
pensiero di Schelling appare influenzato dal monismo di Spinoza, oltre che dai
temi panteistici delle filosofie rinascimentali, come quella di Giordano Bruno.
Esso nondimeno esprime nella maniera più compiuta esigenze e temi propri
dell'età del romanticismo. Schelling prende le mosse dalla filosofia di Fichte,
ma non ne condivide l'identificazione della natura con il "non-io",
inteso come puro ostacolo all'attività infinita dell'io. Egli ritiene invece
possibile ritrovare anche nella natura un'attività spirituale che, sebbene
inconsapevole, si svolge finalisticamente. "La natura è lo spirito
visibile", egli scrive, "lo spirito è la natura invisibile". In
questa prospettiva Schelling afferma, nei suoi primi scritti, che nella natura
risiede un principio vitale che collega gli esseri inorganici e gli organici in
un organismo complessivo; tale principio è chiamato "anima del
mondo". Le forze della natura inorganica (la gravità, il magnetismo,
l'elettricità) si ripetono, a una potenza superiore, in quella organica (dove
agiscono la sensibilità, l'irritabilità e la riproduzione), sicché a ogni
stadio dello sviluppo naturale è possibile ritrovare una dialettica fra due
poli opposti, ovvero fra una forza espansiva e una forza limitante (ad esempio
fra attrazione e repulsione). Attraverso questi stadi di sviluppo, la natura,
come "spirito assopito", emerge via via fino alla conquista della
coscienza di sé nell'uomo. L'Assoluto
e l'arte La
filosofia della natura è peraltro solo un punto di vista che richiede di essere
integrato all'interno di una prospettiva più ampia. Secondo Schelling, si
tratta di riconoscere che l'Assoluto, cioè la totalità unitaria di tutte le
realtà, è sia natura sia spirito, anzi consiste nella loro identità. Pertanto
la realtà assoluta viene pensata da Schelling come né soggettiva né
oggettiva, né consapevole né inconscia: essa è l'identità o indifferenza di
soggettivo e oggettivo, di libertà e di necessità, di spirito cosciente e di
natura inconscia. A questo punto non è tanto il pensiero razionale, quanto
piuttosto l'arte, come attività creatrice che collega un'attività cosciente a
un momento inconscio (la cosiddetta ispirazione), a cogliere l'identità
dell'Assoluto: "l'arte", scrive Schelling, "è l'unico ed eterno
organo della filosofia e nello stesso tempo il testimonio vivente della sua
verità". Le prospettive romantiche della filosofia di Schelling relative
all'Assoluto e all'arte, se influenzarono gli sviluppi dell'estetica della sua
età, furono però ampiamente criticate da Hegel. Filosofia
e religione Negli
ultimi anni di insegnamento acquista via via rilievo, nel pensiero di Schelling,
un interesse per il problema religioso. Da un lato egli è portato a considerare
l'opposizione di natura e spirito come il risultato di una "caduta"
dall'Assoluto; dall'altro a cogliere nell'Assoluto stesso, ora interpretato
religiosamente da Schelling secondo spunti che si rifanno alla mistica di Böhme,
un contrasto fra bene e male. Schelling
si occupò inoltre del tema della mitologia, considerata essa stessa come
rivelazione del divino. Egli condusse anche una critica serrata della filosofia
di Hegel, che identificava la realtà con la ragione: per Schelling invece la
ragione può tutt'al più giungere a conoscere l'essenza della realtà, ma non
può cogliere la realtà esistente come tale, che è fuori dal pensiero e
indipendente da esso. Si tratta di una tesi che non mancò di influire sul
pensiero del filosofo danese Kierkegaard. |
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